Quando il Profeta Muhammad (pbsl) ricevette per la prima volta la
rivelazione era uno stimato membro del clan dei Quraysh, la cui
onestà e rettitudine erano universalmente riconosciuti. Anche
se la sua vita, fino a quel momento, era stata differente dai membri
del suo clan in quanto basata su un’intensa devozione e su lunghi
periodi di isolamento e meditazione, il Profeta (pbsl) non immaginava
che la missione, affidatagli da Dio, lo avrebbe condotto ad uno
scontro aperto con la sua gente. Abbiamo un prova dell’intensa
angoscia provata dal Profeta (pbsl) al pensiero di questa
possibilità, nella tradizione, tramandataci da Bukhari,
secondo la quale Waraqah ibn Naufal, parente di sua moglie Khadija,
quando il Profeta Muhammad (pbsl) gli raccontò la sua
esperienza, esclamò: “Ti è apparso l’Angelo della
rivelazione, lo stesso che Dio ha inviato a Mosè. O potessi
essere ancora giovane! O potessi essere ancora vivo, quando il tuo
popolo si allontanerà da te!”. Allora il Profeta Muhammad
(pbsl) domandò: “Perché dovrebbero allontanarsi da
me?” e Waraqah rispose: “Non è mai stato mandato un uomo
come te senza che fosse perseguitato”.
Le parole di Waraqah hanno un doppia funzione: da una parte, infatti,
informano il Profeta (pbsl) di quale sarà il trattamento che
il suo popolo gli riserverà e, dall’altra, lo collocano
all’interno della tradizione profetica, in quanto tutti i
messaggeri precedenti furono perseguitati dal loro stesso popolo.
Quest’ultimo inciso è molto importante perché la
persecuzione, che il Profeta (pbsl) subì in prima persona,
insieme ai suoi primi e più fedeli compagni, culminò
con l’Hijrah.
Quando si costituì intorno al Profeta (pbsl) il primo nucleo
di convertiti, cominciarono anche le prime persecuzioni, perché
i Quraysh accusarono il Profeta di aver portato divisione nella
comunità e di aver allentato i legami famigliari e di clan.
Per questo motivo, durante i primi tredici anni della missione del
Profeta (pbsl), la prima comunità musulmana subì ogni
tipo di persecuzione. A questo proposito però possiamo notare
che, anche se le persecuzioni indebolirono i legami tribali, nello
stesso tempo rafforzarono quelli tra i componenti del cuore della
prima ummah islamica, fondata sulla fede nell’Unicità
Divina e nel messaggio coranico: una comunità che, già
allora, non conosceva né confini nazionali né confini
razziali e in cui i rapporti umani erano posti sotto una prospettiva
completamente diversa da quella dettata dalle leggi e dalle
consuetudini tribali.
Il Profeta (pbsl), dopo aver subito il culmine dell’umiliazione a
Taif, dove si era recato in cerca di aiuto, fu considerato da Dio
degno dell’esperienza della Miraj, che può essere
interpretata, come anche quelle precedenti, alla luce stessa
dell’Hijrah, in quanto nella Miraj il Profeta (pbsl),
non solo vede convalidato il suo ruolo di sigillo della profezia
nell’atto di guidare i precedenti profeti nella preghiera, ma
attraverso la scelta del vassoio pieno di latte, costituisce la sua
comunità come una comunità equilibrata, il cui compito
è quello di essere un modello di adesione ai principi
contenuti nel Sacro Corano, lontano da ogni tipo di eccesso, che non
si addice alla natura umana.
Prima dell’Hijrah il cuore pulsante della prima comunità
islamica si era costituito, superando le prove dell’Altissimo, e il
Profeta aveva sperimentato sulla sua propria persona il sacrificio e
la pazienza, che comporta la fedeltà a Dio e ai suoi
insegnamenti, quando si vive all’interno di una comunità,
che non è pronta a riconoscere la verità della
Rivelazione: le premesse dell’Hijrah erano state fondate.
Possiamo tradurre in italiano il termine Hijrah con la parola
“esodo”, che implica l’idea di una liberazione e di un
nuovo inizio, evitando il termine “esilio”, che invece ha
una sfumatura di significato del tutto riduttiva, in quando indica
un’azione il più delle volte non volontaria e successiva
alla sconfitta di una comunità o di un singolo individuo.
L’Hijrah del Profeta Muhammad (pbsl), per quanto possa
essere stata un’esperienza umanamente dolorosa per coloro che
l’hanno vissuta, è stata invece l’inizio di un percorso
vittorioso, che ricondurrà il Profeta (pbsl) di nuovo alla
Mecca come capo di una comunità vittoriosa, ma pronta al
perdono di coloro che lo avevano perseguitato per tanti anni.
L’Hijrah ha costituito infatti non solo un nuovo inizio per
la prima comunità islamica, ma l’Inizio stesso dell’Islam
nella sua piena apertura e partecipazione alla storia non solo
dell’Arabia del tempo, ma alla Storia del mondo, in piena
giustificazione del versetto coranico secondo cui il Profeta (pbsl) è
stato inviato da Dio come Misericordia per tutto il creato (Il Sacro
Corano 21:107). Nel suo Pellegrinaggio d’addio, infatti, il Profeta
(pbsl) ha affermato che nessun arabo era superiore ad un non-arabo,
ossia che la comunità islamica non riconosceva nessuna
divisione gerarchica tra i suoi membri e nessun confine nazionale,
perché ogni uomo, che si professava musulmano, era chiamato ad
attenersi agli stessi doveri e godeva degli stessi diritti di ogni
altro credente, indipendentemente dal suo retaggio culturale e
nazionale.
La prima comunità musulmana, che alla Mecca accettò il
messaggio del Profeta (pbsl), fu chiamata a lasciare la propria
patria, ossia non solo un luogo geografico ma il luogo di tutte le
loro certezze e consuetudini, per abbandonarsi pienamente alla
misericordia di Dio, che scelse il Profeta Muhammad (pbsl) come il
sigillo della profezia, ossia come portatore del messaggio finale per
tutta l’umanità e non per un area geograficamente limitata o
per un popolo specifico.
La storia dell’Hijrah del Profeta (pbsl) c’insegna che il
sacrificio, compiuto sulla via di Dio, della prima comunità
islamica, può essere di esempio per la vita di ogni credente
di ogni tempo e di ogni luogo, che riconosce nell’obbedienza a Dio
la fonte di ogni benedizione e in tutta la terra un luogo di culto.
In una tradizione, riportata sia da Muslim sia da Bukhari, il Profeta
(pbsl) infatti ha affermato che tutta la terra era stata resa per lui
e per la sua comunità un luogo di preghiera e che lui è
stato inviato non come il Profeta di una particolare comunità,
ma come benedizione per tutto il creato, sottolineando in questo modo
l’universalità dell’Islam.
La prima comunità islamica era consapevole dell’importanza
dell’Hijrah come inizio della storia islamica in una
prospettiva universalistica. Per questa ragione Umar, il secondo
Califfo, scelse in accordo con la sua comunità l’anno 622
d.C. come inizio del calendario musulmano.
S. Lei
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